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I "garibaldesi"

 
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Amilcare
Aquila Reale
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Registrato: 12/11/06 12:26
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MessaggioInviato: Ven Apr 11, 2008 7:22 pm    Oggetto: I "garibaldesi" Condividi su Facebook Rispondi citando

Questa me l’hanno raccontata negli ultimi anni ’50 dello scorso secolo, quando insegnavo nella scuola serale a Vallemiccina, una contrada a sud di Alatri e chi la raccontava aveva 91 anni e diceva ancora che dopo questo fatto scappò di casa per andare con i “garibaldesi”.

Bisogna sapere che allora la scuola serale si faceva presso famiglie disponibili ad ospitarla ed era frequentata, oltre che dalla famiglia, ancora patriarcale, dalle persone interessate, per lo più vicine di casa.

Spesso, nelle lunghe e noiose giornate d’inverno, si andava oltre il leggere, scrivere e far di conto e si stava intorno al camino come in famiglia.



Forse, il fatto si può ascrivere al tempo immediatamente precedente alla presa di Porta Pia, 20 settembre 1870, quando, ricordo di aver letto in un giornale dell’epoca, il brigante Garibaldi si aggirava nel sud dello Stato per depredare.

Forse chi raccontava confondeva i suoi ricordi e faceva sue le esperienze che gli erano state raccontate da altri.

Ma, che il fatto fosse vero era suffragato dai più anziani presenti che lo avevano inteso raccontare e, soprattutto dalla figlia che diceva che gli era stato raccontato dallo zio, fratello maggiore del padre, insieme ad altre avventure con i “garibaldesi”.



“Appena i “garibaldesi” arrivarono, conquistarono subito il castello di Tecchiena che allora era una grancia della certosa di Trisulti e intimarono ai frati di consegnare il tesoro.

I frati negarono di avere tesori e allora Garibaldi (proprio lui?) minacciò di fucilare un frate ogni dieci minuti fino a quando il tesoro non fosse stato consegnato.

E passarono dieci minuti.

I garibaldesi presero un frate e lo trascinarono via.

Dopo la scarica di fucileria i poveri frati hanno avuto appena il tempo di recitare le preghiere della buona morte per il confratello che i garibaldesi prendono un altro frate e lo trascinano via.

E passano ancora dieci minuti e ancora e ancora e ogni volta alle scariche di fucileria, i poveri frati recitano le orazioni della buona morte e negano di avere tesori.

Una strage.



La scena madre:

Erano rimasti, alla fine, il più sempliciotto dei fraticelli e il padre priore.

Garibaldi(?) ordina di portar via il priore.

Il reverendo padre no” e il fraticello si getta ai piedi di Garibadi(?), chiede pietà e si offre al posto del priore..

Garibaldi(?) è irremovibile e i garibaldesi trascinano via il priore.

A questo punto, per salvare il reverendo padre, il fraticello indica il nascondiglio del tesoro e accompagna i garibaldesi.

Colpo di scena.

Al ritorno il fraticello trova il padre priore e tutti i frati che cantano il “Te Deum” per lo scampato pericolo e pregano per la conversione dei briganti garibaldesi e dei senzadio che combattono la Chiesa.”



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