Capo Rio  

Partenza:Località S.S. Trinità di Collepardo

Segnaletica: C.A.I.

Numero Sentiero: 8b

Tempi di percorrenza:

 andata 35 min.

ritorno 35 min.

Come arrivare alla loc. S.S. Trinità di Collepardo:

  •  Da Frosinone: (Km: 23 ) s.s. nr.155 per Fiuggi - bivio per Collepardo - indicazioni per il camping.

  • Da Fiuggi: (Km. 23 ) s.s. nr. 155 per Frosinone - bivio per Collepardo - indicazioni per il camping.

Breve e piacevole passeggiata interamente percorribile anche in mountain bike.

La partenza  è dalla  località  Santissima Trinità (726 m. s.l.m.),  posta  qualche  decina  di  metri prima   del   camping  di  Collepardo,   facilmente  individuabile  per  una  Chiesa  ormai   sconsacrata.

Già da qui il colpo d’occhio è eccezionale. La Monna e la Rotonaria si lasciano ammirare in tutto il loro splendore e la sottostante valle del “Rio” dominata dall’alto dalle pareti a strapiombo è solo parzialmente interrotta dal serpentone di asfalto della strada che da Collepardo conduce alla Certosa di Trisulti. Tra la cappelletta dedicata appunto alla SS. Trinità  ed   il   bottino  dell’acqua  (foto)  ha  inizio  l’antica

partenza
strada che collega Collepardo a Trisulti. Riempite le borracce con l’ottima acqua (presente tutto l’anno)
Antico ponte sul ruscello

del  fontanile  posto sotto   il bottino, si  scende  per  la  vecchia strada  sterrata  seguendo le  bandierine C.A.I. rosso – giallo - rosso  (sent. Nr.8b)  fino a  raggiungere   il  ponte  sul    ruscello ( - foto - 15 min.).  Attraversato  quest ultimo,  si  svolta  subito a    sinistra seguendo le frecce per Capo Rio (dritti si prosegue per  il  vecchio  tracciato per Trisulti – sent. 8b  raggiungendo   la

Certosa     in    circa   35   min.).   Qui     ha    inizio     la     parte    più      bella    della      passeggiata.

Nel periodo fine marzo – aprile (consigliato) allietati dal gorgoglio dell’acqua del ruscello e dal canto degli uccelli si possono ammirare splendide fioriture di ciclamini anemoni,  primule e bucaneve. Abbiamo appena iniziato a salire costeggiando a sinistra il ruscello, che già guadiamo sulla parte destra. – Ricordo, per i più distratti, che la destra e la sinistra  dei  corsi  d’acqua  si    stabiliscono   rivolgendo  lo

Un guado del ruscello
sguardo     nella      direzione     di     scorrimento     dell’acqua   –    (destra   o    sinistra     orografica)

La  spettacolarità  delle pareti rocciose della Rotonaria si rivela ad ogni passo sempre più mostrandoci particolari ed aspetti di    questa   montagna    veramente    inediti    ed    inaspettati.

Dopo  circa  un  quarto d’ora  passiamo nuovamente a sinistra (foto in alto a dx), attraversiamo un rigagnolo proveniente dalla  destra,  costeggiamo una  recinzione   in ferro   e guadiamo         per         l’  ultima        volta       il        ruscello.

Proprio  in  questo  punto,  allontanandoci  di  qualche  decina di  metri  dal  "corso  principale"  in  direzione  dell"affluente" proveniente  dalla  destra  orografica,  avremmo  la  possibilità di  ammirare  la  bella cascata della foto a destra. Spesso però,  già  a  fine  primavera,  la  cascata  è  priva di acqua per  cui,  se  non  volete  perdevi  qualcosa di veramente bello,   consiglio   vivamente   di   recarsi   sul   posto   non  più      tardi      di         fine      inverno  -   inizio       primavera.

Paghi     dello      spettacolo     (o    rammaricati    per    non    averlo    visto!!!),     torniamo    indietro,

ammiriamo gli splendidi faggi (foto a sx) dal tronco eccezionalmente contorto ed ecco, dopo una curva a sinistra, il bottino per la raccolta delle acque  della  sorgente di  Capo  Rio  (804  m.  s.l.m.)

L'albero contorto
Capo Rio

protetto da una recinzione di ferro. (foto a sx - 20/25 min. circa dal ponte).  Il meritato riposo sarà l’occasione, ancora una volta, per ammirare le pareti scoscese dell’ ”incombente” Rotonaria. Il ritorno è per lo stesso percorso con possibilità di divagazione percorrendo i tracciati     sulla     nostra   destra.

I principali e più evidenti sono due dove il primo conduce al "camping Monti Ernici" ed il secondo ad un tornante della strada sterrata.   Per  i  più   avventurosi, inoltre, risalendo il rigagnolo a destra del bottino (rivolti verso la Rotonaria),   in   circa   35/40   min.   si    raggiunge    la “Cava dell’oro”, i sentieri   6/8   e   la   Certosa   di   Trisulti.     Si    precisa,   però,   che   la   tratta   Capo Rio – Cava dell’Oro     non   è   collegata   con   sentieri   segnati   ma    saranno   una   buona   cartina geografica    ed    il    senso    di    orientamento     dell’ escursionista     a     portarlo   a    destinazione.

 

       

            Un po' di storia

Dalla Santissima, parte la strada per Capo Rio. Fa pena! La ingombrano frane e rovi. A pensare che questa era l’antica strada che, come ho letto da un documento dell’archivio di Collepardo, nel ‘600, gli anziani chiamavano Marsicana. Era la strada che dalla valle del Cosa,  si inerpicava sugli Ernici e scendeva nella Marsica e la percorrevano, prima che lo spartiacque diventasse confine tra Regno e Stato, carovane, uomini e cose, poi briganti  e contrabbandieri che salivano dalla Val Roveto,  pastori che salivano con le storie venute  dalle paludi e scendevano con storie di monacelli e di tesori nascosti,  boscaioli che scendevano con storie di lupi e di orsi. Era diventata, infine, la strada che portava i fedeli a Trisulti e da Trisulti alla Madonna delle Cese quando si andava in pellegrinaggio. A piedi, in lunghe processioni che partivano anche da Alatri. Ora si  va  in  macchina  per  la  comoda  strada  moderna e

nessuno più la percorre. La strada aveva ed ha inizio a Porta Laduna: un passaggio ricavato dal taglio della roccia a strapiombo sulla vallata e prende il nome da un non meglio identificato generale francese di nome Laduno che a detta di alcuni storici locali, nella prima decade del XV secolo, scendeva con il suo esercito non si sa per quale ragione precisa. Il fatto è che gli anziani non perdevano occasione per mostrarti con orgoglio uno spezzone di muro e ti dicevano che quella era la  tomba

del generale  Laduna e ti raccontavano dei collepardesi che proprio là  avevano  aspettato  l’esercito francese  e del ragazzo, novello Golia, che con la fionda aveva colpito il generale proprio in mezzo alla fronte  con  tanta   violenza   da   ucciderlo.   E   ti    raccontavano della fuga disordinata dei francesi che      lasciarono     morti      e     feriti     e    delle    sassate    dei    collepardesi    che   l’ inseguivano.

Un pezzo di storia che si confonde tra i tanti che hanno percorso le nostre strade e forse quel pezzo di muro non è altro  che quel che rimane dell’antica portella con annesso corpo di guardia. E per chi li ricorda, ci sono ancora i segni lasciati dai pellegrinaggi: Non ricordo come la chiamavano, ma si riconosce ancora. È una guglia di roccia che s’erge dal fondovalle fino a pochi metri dal muro che sostiene la strada, subito dopo Porta Laduna, a destra. Si riconosce per i sassolini che riempiono il breve spazio della cima. Per tradizione i pellegrini su di essa lanciavano sassi; se fossero restati, il diavolo avrebbe tenuto per sè le sue tentazioni e poi ancora, al ponte, si sarebbero liberati dei loro peccati gettandosi sassi alle spalle verso la corrente. E c’era una Croce piantata su un enorme masso e pietre per sedersi alla fine della salita del ponte e, finalmente, le Cappellette; l’inizio del luogo sacro. Ho anche inteso

di gente che a Rio  cercava l’oro.... L’ultimo ne ha trovato meno di un grammo in tutto il 1944 e nessuno più lo ha cercato....

 

Un po' di storia a cura di Amilcare Culicelli

 

CARTINA 

Alcuni fiori lungo il percorso

 

 

 

Riferimenti cartografici:

 

home page